
Spedizione americana al largo della Rocca di Gibilterra
Ivan Ajvazovskij, 1873, olio su tela, collezione privata

Giorni tranquilli con molti alberi.
Ti dona questa brezza intorno alle labbra.
Ti dona questo fiore che guardi.
Allora non sono una menzogna il mare, il tramonto
e questa barca che galleggia nel roseto color crepuscolo
e che ha come unico passeggero
una ragazza e una chitarra triste.
Lascia che sia io a manovrare i remi
come se manovrassi due raggi purpurei dimenticati.
Ghiannis Ritsos, Qualche ingenuità (da Molto tardi nella notte, 1991)
In questa tela di Ajvazovkij abbiamo una manifestazione concreta di quell’ideale romantico per cui la natura viene letta come espressione del divino in terra, immanenza dell'assoluto nel mondo sensibile, di cui l’essere umano non è che una caduca manifestazione. La natura, con la sua bellezza imponente, fa scaturire nell'uomo sentimenti contrastanti in grado tanto di terrorizzarlo, quanto di rasserenarlo. Il senso di inquietudine che i fenomeni naturali suscitano nell'animo umano si placa laddove si riesca a cogliere una qualsivoglia forma di bellezza che porti alla realizzazione del concetto di sublime, teorizzato dal filosofo Edmund Burke. Contemplando il meraviglioso tramonto che irradia la propria calda e viva sulla Rocca di Gibilterra, i timori e le angosce per gli uomini che si trovano sulle tre imbarcazioni, collocate al centro della tela, vanno placandosi. Nonostante il mare sia piuttosto agitato e le navi debbano far fronte a cavalloni che mettono a rischio la loro stabilità, non si può non rimanere estasiati dinanzi alla luce dolce e ai delicati effetti luminosi che la pittura drammatica di Ajvazovskji è in grado di riproporre sulla tela. L’artista si dimostra un maestro nella trattazione del paesaggio marino: le onde, nel momento in cui si sollevano, permettono di cogliere la trasparenza dell’acqua, trafitta dai raggi solari.