
Onde
Edvard Munch, 1921, olio su tela, Much Museum, Oslo

Mare fanciullo insaziato di giuoco,
vecchio mare insaziato di pianto,
tu che sei lampo e fango
e cielo e sangue e fuoco,
oggi hai lasciato alle lente rive
orgoglio e forza, gaiezza e dolore:
oggi non sei che colore,
un bel colore che vive.
Diego Valeri, Mare-colore (da Poesie, 1962)
Riconoscere a colpo d’occhio che i soggetti di questa tela sono il mare e le onde non è cosa semplice: certamente è questa una delle visioni, delle interpretazioni, del paesaggio marino, più originali che si conoscano. Precorrendo i tempi di quella corrente artistica che prenderà il nome di Espressionismo, Munch ci offre uno sguardo sul mare molto personale, dove le onde prima di infrangersi sulla battigia si succedono in maniera ritmica dentro candidi binari che ne evocano la schiuma. I colori sono forti, violenti: per l’acqua ed il cielo, il pittore utilizza tinte fredde, principalmente viola e verde, mentre la costa viene realizzata con campiture di colore più calde, che accostano il giallo, il verde ed il rosso. L’atmosfera che si respira è pesante, tetra: si percepisce l’avvicinarsi di una tempesta, il cui vento piega alberi ed arbusti che tentano invano di opporre resistenza. La deformazione che le piante subiscono mostra un tensione verso il lato destro della tela, bilanciata però dall’insenatura marina: per quanto le onde si muovano sempre verso destra, la scena risulta essere più aperta sulla sinistra e questo restituisce, almeno in parte, un certo equilibrio. La deformazione a cui il paesaggio è sottoposto è manifestazione, espressione dello stato d’animo dell’artista che percepisce la natura come un tumulto di passioni, forza e violenza che vengono trasposte sulla tela così come sono colte, portando l’occhio ad allontanarsi da un naturalismo, percepito, ormai, come retaggio del passato. Munch è pura energia psichica che si traduce in pennellate, colore dell’anima che esplode all’esterno.