
Mareggiata a Nervi
Giuseppe Arigliano, 1965, olio su tela, Vallardi Galleria d'Arte, La Spezia

Dal mare
nel sole
aspra e gentile
ti schiudi, Liguria.
Un artista
ha colto il tuo volto
il tuo cuore
il tuo canto.
Paolo Bassani, Liguria
Questo quadro di Arigliano è uno dei tanti dai quali si può evincere quella che è la profonda conoscenza che l’artista (e l’uomo) ha di questo ampio spazio mobile, di cui sa cogliere l’anima misteriosa, spesso contradditoria. Il mare si scopre nei suoi movimenti più lenti ma anche, come in questo caso, in quelli più turbolenti, giocosi; momenti di incessante curiosità che alternano carezze e violenza verso scogli e battigia. Arigliano si pone sempre frontalmente all’acqua, eppure, ogni suo lavoro è diverso e carico di peculiarità che collocano il pittore al di fuori della semplice visione realista del mare-veduta: Arigliano ha gli occhi puliti, è lontano da una retorica sdolcinata e da quella che vuole il mare ridotto a sezione, segmento parziale e statico di un panorama tranquillo. La visione dell’artista ci parla di una naturalità primigenia che si declina tanto nella gioia che genera (in lui e nello spettatore), quanto nella meraviglia ragionata che viene trasposta sulla tela. Il rigore non esclude la poesia, così come l’attenzione che Arigliano riserva agli equilibri cromatici non esclude licenze poetiche frutto di una necessità impulsiva che si oppone al controllo formale. Osservando il dipinto in questione emerge come Arigliano senta suo il mare: le marine sui cui lavora, vero e proprio trionfo delle trasparenze, sono riservate, personali, interiorizzate, diverse dalle vedute liguri che lo hanno preceduto. Le sue tele sono solo apparentemente localizzabili: il pittore dialoga con i territori della propria terra ma li reinventa con la consapevolezza che la realtà muta e si rinnova continuamente.