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Barche a vela al tramonto

Ferdinand du Puigaudeau, 1910, olio su tela

Barche a vela al tramonto

Se al crepuscolo, almeno,
ci fosse, dietro i vetri, il mare…
Amore…
Tremore
in trasparenza…
Se almeno
questo fosse il rumore
del mare…
Non
lo sopporto più il rumore
della storia…
Vento
afono…
Glissando…
Sparire
come il giorno che muore
dietro i vetri…
Il mare…
Il mare in luogo della storia…
Oh, amore.

Giorgio Caproni, Albaro (da Il franco cacciatore, 1982)

Ferdinand Du Puigaudeau è un artista che generalmente si tende a collocare all’interno del movimento impressionista e nelle successive derive: entrò in contatto con la scuola di Pont-Aven e con Paul Gauguin, ma ebbe un buon rapporto anche con Edgar Degas. Nonostante queste conoscenze illustri, Du Puigaudeau fu in grado di sviluppare un proprio approccio alla pittura che, anche col passare degli anni, rimase molto personale. Andò contro quelle che erano le convenzioni estetiche del tempo, distaccandosi dal canone: in questa prospettiva, abbandonò la luminosa luce del giorno per prediligere scene notturne e composizioni dai toni più scuri. Era ossessionato dal desiderio di preservare la sua originalità, il suo stile: anche l’esperienza di Pont-Aven, per quanto possa aver plasmato la sua visione, non costituisce che una piccola parte delle influenze artistiche che nutrirono la sua anima ed il suo lavoro. In questa tela, la visione che restituisce del paesaggio marino è molto fedele alla tecnica puntinista, per quanto l’utilizzo dei colori attribuisca all’immagine un carattere visionario. La luce del tramonto infiamma il cielo: è una luce calda, che non acceca ma si con-fonde con i toni violetti delle nuvole che si stagliano all’orizzonte e il tenue azzurro del mare. Le onde si susseguono placidamente ed il contrasto con il rosso del sole crea dei meravigliosi giochi di luce, piccole increspature argentee. Si respira un’atmosfera magica, incantata, come quella che solo il calare del sole sul mare, quando la spiaggia è ormai deserta, può restituire. Le sensazioni e le emozioni che assaporo davanti a quest’opera sono le stesse che provo contemplando l’ultimo tramonto d’estate e le stesse che cerco di rievocare, un po’ come Giorgio Caproni (v.s. “Albaro”), quando desidero che ci sia “dietro i vetri, il mare”.

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