
Mare calmo
Gustave Courbet, 1869, olio su tela, National Gallery of Art, Washington D.C.

Per sempre camminerò su questi lidi,
Tra la sabbia e la spuma,
L’alta marea cancellerà le mie orme,
E il vento soffierà via la spuma.
Ma il mare e la spiaggia rimarranno
Per sempre.
Kahlil Gibran, Sabbia e Spuma (1926)
I paesaggi marini di Courbet sono tendenzialmente distinguibili in due grandi gruppi: da un lato troviamo le Marine, tipicamente ritraenti un mare “libero”, contemplato con la bassa marea e sovrastato da cieli su cui drammaticamente incombono vortici di nubi; dall’altro abbiamo le Onde, pura espressione della potenza e della forza oceanica. Champfleury, scrittore francese che opera nell’Ottocento, a proposito delle Marine di Courbet scrive: “Niente se non il dramma dell’immensità… Chi, fra i maestri moderni, ha saputo dare un’idea più poetica delle spiagge deserte, del mare, dello spettacolo delle nuvole, senza sorprese né falso pittoresco? ” Osservando l’opera si nota come, nella gradazione tonale dell’immagine e nella cura per la composizione, Courbet esprima un senso del sublime che ricorda quello evocato dalle opere di Caspar David Friedrich. Nonostante questo, vengono meno la furia e l’impeto del mare descritti da altri artisti appartenenti al movimento romantico, come Turner. In una lettera a Victor Hugo del 1864, Courbet scrive: “voglio vedere lo spettacolo del mare, non ho intenzione di rappresentare la nostra lotta con il mare, la lotta contro la natura”. La visione qui presentata dunque non descrive una battaglia, ma lo stato successivo ad essa: i tre quarti del quadro sono occupati da un cielo nuvoloso che però non appare minaccioso. Al di sotto di quest’ultimo vediamo due barche, abbandonate sulla spiaggia; c’è la bassa marea e l’atmosfera che si respira è estremamente calma. Per quanto vi sia una similitudine con la pittura di Friedrich, notiamo anche delle differenze: il tedesco solitamente scorge nell’immensità dell’acqua il riflesso di Dio, mentre in Courbet l’umano e il mare sono faccia a faccia sullo stesso piano: non vi è timore mistico ma ammirazione reciproca, da pari a pari.